“Il Ciauro va saputo indossare”. Partiamo da qui. Da questa frase volutamente sgrammaticata e siciliana. E pensiamo. Alla vasta ed intramontabile bellezza che fu data in sorte alla Terra di Sicilia. A quel connubio tra Giorgio Armani che visitò Noto decadente vent’anni fa in cerca di Neroli, l’essenza dell’arancia amara. Arance della piana. Giardini che si bagnano nel Tellaro. Il fiume navigato dagli antichi romani. La gents nobile ed elegante. Quasi un destino. Come quello di Marpessa immortalata da Ferdinando Scianna per Dolce e Gabbana. Un’icona di candore. Una turba metafisica. L’idea di una Sicilia che resiste lì dove riesce a conservare la sua complessa identità. E questo ciuaro di gelmosini la notte, di oleandri, di carruba tostata. Il ciauro dei limoni, che sorpresero il grande Goethe, quando scoprì che fiorivano tre volte. La Sicilia è innegabilmente un profumo. Un’essenza capace di riportare la mente a luoghi e frammenti di vissuto. Esattamente come insegna Proust.
Sebastiano Adernò